martedì 7 gennaio 2014

RISCOPRIRE E VALORIZZARE I MESTIERI DIMENTICATI (segue)

(Immagine tratta da Internet)
L’elaborazione d’una strategia vincente per restituire valore a ciò che era stato colpevolmente trascurato, naturalmente adattata alla sensibilità moderna e, soprattutto, ai moderni mezzi di comunicazione, spetterà agli esponenti più carismatici delle singole categorie. Ma, almeno per la fase di partenza, dovrà giovarsi dell’aiuto degli amministratori locali. Di nuovi amministratori locali che, si spera, cesseranno di sponsorizzare progetti e feste del nulla.
Con la mia associazione Voltar Pagina, che ha tra i suoi scopi statutari il rilancio delle arti e dei mestieri, si è cominciato ad affrontare questo tema, partendo da proposte utili al miglioramento della formazione professionale. In questa fase preparatoria, per necessità di partire da un esempio concreto, abbiamo posto l’attenzione sulla valorizzazione di tutti i mestieri che ruotano attorno alla costruzione della casa (muratori, carpentieri, falegnami, idraulici, ecc.). Quale finirà per essere la nostra qualità edilizia se le maestranze che operano in questo campo continueranno ad essere così trascurate? Inoltre: è giusto svendere con tanta superficialità innumerevoli e dignitosissimi posti di lavoro che hanno sempre permesso di mantenere intere famiglie? Ricordo la cattiva impressione che, più di dieci anni fa, ricevetti leggendo quanto dichiarato in un’intervista di un presidente locale della Confindustria. Ebbene, egli sviliva volontariamente l’attività nell’edilizia sostenendo che il lavoro in questo campo era ormai destinato a diventare appannaggio esclusivo degli extracomunitari. 

(Immagine tratta da Internet)
E’ possibile, ci si chiede, decretare così a tavolino la fine delle maestranze locali, in possesso di competenze uniche (si pensi alla realizzazione dei tetti in ardesia o alla costruzione dei muretti a secco, attività peculiari tipiche della mia regione, la Liguria) e di conseguenza allontanare i nostri giovani da posti di lavoro non parassitari e assai remunerativi? Era questo un lusso che potevamo permetterci? Non siamo ricchi come gli Emirati Arabi. Ed infatti oggi le conseguenze di simili scelte dissennate sono sotto gli occhi di tutti. Esauriti i posti da precario nel pubblico impiego, è sempre più frequente vedere i nostri ragazzi accontentarsi di fare il “bocia” alle dipendenze di imprese edilizie il cui titolare è ormai un extracomunitario. Nulla da dire contro questo genere di extracomunitario: anzi, tanto rispetto per la sua intraprendenza. Tuttavia va anche detto francamente che la qualità del lavoro, in questo settore, lascia spesso a desiderare; mentre prima era garantita. Questa riflessione ci pare necessaria in questo momento storico favorevole al cambiamento e quindi alla ricerca di strumenti utili al rinnovamento dell’economia, della vita sociale e della cultura del lavoro.


Miriam Pastorino